Wednesday 31 January 2007

El Condor Pasa




Siamo arrivati ad Arequipa dopo un altro lungo viaggio su di un "chicken bus" con la solita storia della puzza di galline. I campesinos che salivano e stavano in piedi per un viaggio di ore per poi scendere nel bel mezzo del nulla. Il Peru é una terra indescrivibile. Il paesaggio é una cosa incontenibile che sulle foto non ci sta. Viaggiando qui nel sud é come guardare un film western al rallentatore e senza personaggi senza storie. Solo la scenografia. Siamo passati dal paesaggio andino di Cusco al plateau e al deserto, in fondo al quale si intravedeva il vulcano Misti, ad oltre 5000 metri di altitudine sullo sfondo di Arequipa. Al deserto si alternava un paesaggio brullo che sembrava la brughiera di Charlotte Bronte. Solo che qui non ci sono le pecore scozzesi ma i colli lunghi dei lama, degli alpaca e, piu di rado dei vicuñas. Sono i tre tipi di cammello sudamericano che fanno tuttuno con il paesaggio e con la storia dei popoli che hanno abitato il Peru da tempo inmemore,prima degli Inca e molto prima dell´arrivo degli spagnoli. Non mi sorprende che quando Francisco Pizarro e la sua ciurma arrivarono qui rimanevano stupiti dalla abilita dei "selvaggi" di allevare questi animali, e si ricordavano un po delle pecore Merinos della loro Spagna.
E altrettanta ammirazione é ispirata al vedere i campi coltivati sui terreni piu inpervi. Delle volte a ridosso di una montagna, in pendenza si vede un campo di spighe o di verdure e allora si capiscono le schiene curve dei vecchi e delle donne che ogni tanto salgono sul pullman.
E poi diventa una delusione arrivare ad Arequipa, la citta bianca di cui tutti ci avevano parlato come di una bella citta. Ma non possiamo non notare la fatiscenza delle baracche della periferia, le case eternamente in costruzione, file e file di aborti di case, e poi le ville coloniali del centro, quelle costruite qui dagli Spagnoli e che sono state tramandate di generazione in generazione e mai spartite con i "mestizo".
E allora dopo un giorno volevamo scappare dalla citta perche gia ci mancava il paesaggio che c´é fuori e siamo andati a fare un altro trekking, o dovrei dire una escursione di tre giorni nel Colca Canyon. Ci siamo fatti convincere dalla señorita dell´agenzia Quechua, che ci ha detto cher sarebbe stata una passeggiata e che il cammino non era molto ripido. Altre quattro ore di pullman per arrivare a Chivay, che é il primo villaggio del canyon. Qui nella regione di Arequipa cambia il costume tradizionale delle donne. Un vestito ottocentesco che fa pensare ai "vinti" di Verga. Con il cappello fiorito e di cotone, non piu di panno, perche qui fa caldo anche adesso che é la stagione della pioggia.
Il gruppo era formato da due ragazze canadesi, una francese, una colombiana, un portoghese ed un francese. Da Chivay altro pullman a Cabanaconde dove cominciava il cammino. Il primo giorno siamo scesi dalla cima del canyon al fondo, attraversato un ponte di quelli volanti sul fiume e poi siamo risaliti verso una casa dove siamo rimasti per la notte. Secondo giorno siamo scesi ulteriormente verso una oasi verde, dove c´era una piscina ed abbiamo pranzato li. Michiel ha fatto anche il bagno. Poi il bello é arrivato nel pomeriggio a risalire la montagna. 1000 metri tutti di salita ripida, non vi dico i mortacci che ho buttato dietro alla tizia dell´agenzia. Insomma molto peggio dell´Inca Trail. Ci abbiamo messo 3 ore e quando siamo arrivati in cima stava diventando gia buio. Al villaggio ci ha accompagnato una signora che vendeva barrette di cioccolata e coca cola provvidenziali a circa un terzo della salita. Siamo ritornati al villaggio camminando alla luce della luna, che per fortuna era quasi piena, attraversando i campi di mais.
Ohhhh che bello alla fine togliere i piedi dalle scarpe e finalmente sedersi. Abbiamo dormito come ghiri, e poi la sveglia alle 5 e mezza del mattino per prendere il primo pullman per Cruz del Condor. Li abbiamo pazientato e aspettato un ora e poi d´improvviso le star si sono concesse. Li abbiamo visti arrivare da lontano, che sembravano dei puntini neri nell´enormitá del canyon. Ed io che dicevo a Michiel che sarebbe stato troppo chiedere che si avvicinassero e sorvolassero sulle nostre teste. Ed all´improvviso l´urlo di ammirazione della folla di turisti con le macchine fotografiche alla mano. E sono passati proprio sulle nostre teste. Ignorandoci bellamente. Erano in quattro o cinque, e poi si sono fermati su una roccia del Canyon. Troppo lontani per un primo piano. Maestosi, enormi, non sembravano fare alcuno sforzo a volare.
Dopo lo spettacolo spezzafiato siamo ritornati a Chivay e siamo andati ai bagni termali di La Calera, dove ci siamo inzuppati ben bene per due ore nell´acqua solforosa della piscina con il paesaggio del canyon a fare da sfondo, prima di ritornare ad Arequipa.

3 comments:

Samuel V. Russo said...

Great!!!
Ah co però la data compare in automatico, scrivi sempre all'inizio il luogo da dove scrivi! :-) vedi sono già il tuo editor..

ammazza quanti riferimenti letterari,,si vede che sei una che i libri se li "ha" letti!
al contrario di me..

Anonymous said...

Ciao concetta
Mi fa piacere sapere che state bene come t'invidio Ciao a presto Silvia

Scozia

Anonymous said...

ko....
ke meraviglia il tuo diario....peccato ke sti str...di arabi mi hanno bloccato il flirk e nn posso piu' avere la gioia di vedere le foto dei posti di cui racconti e ke fanno tanto sognare...

baciiii