Saturday 3 February 2007

Puno e il lago Titicaka




Puno é un altro fallimento urbano degli anni recenti. In un ristorante ho visto una foto dell´inizio del 900 in cui le venditrici ambulanti erano vestite esattamente come adesso, peró la cittá aveva ancora le poche case costruite a ridosso delle colline che si affacciano sul lago, e sembrava piu solare e piu pulita. Magari per il bianco e nero.
Abbiamo camminato per una strada che porta alla collina dov´é la statua di Manco Capac, che punta l´indice al lago ( il luogo legendario da cui nasce la civiltá Inca). Ci é venuto il fiatone, anche a camminare lentamente perche qui siamo ancora piu in alto (3850 mt). Da lassu si vedevano le file caotiche di case in mattone scuro e i tetti in lamiera, ed il lago che nella baia é ricoperto di mucillagine verde.
Abbiamo indugiato nella stanza dell´hostal Don Juan che ha una doccia caldissima (cosa che ci é capitata raramente nelle ultime settimane) e le lenzuola fresche erano piú accoglienti delle strade di Puno.
Il secondo giorno abbiamo deciso di visitare una delle isole del lago ed al porto un vecchio capitano di lancia mi ha detto che il 2 febbraio sull´isola di Amantaní ci sarebbe stata la festa della Candelaria (devo chiedere a mamma se si tratta della nostra Candelore). La sera prima di inbarcarci anche qui a Puno c´erano i festeggiamenti della Candelaria.
Hanno acceso dei faló nella piazza e per le strade si sono riversate bande di musicisti e persone vestite in costumi tradizionali a ballare, sembrava un po come le nostre sfilate di Carnevale, solo che qui la musica mi ha fatto pensare al carnevale di New Orleans. Era diversa dalla musica folcloristica del Peru che avevo sentito fino ad ora. A quanto pare Puno é il luogo di musiche e di diversi tipi di danze tipiche del Peru.
Il mattino é arrivato troppo presto, la sveglia alle 6 perché dovevamo stare al porto alle 7. Siamo saliti sulla lancia che presto si é riempita, fin troppo, di locali con carico di bambini moccoluti e sacchi di patate e verdure. L´odore ricordava tanto quello dei pullman. Insomma siamo passati dal chicken bus alla chicken boat. Il viaggio é stato interminabile, probabilmente perché non ci aspettavamo che ci sarebbero volute circa 4 ore. Abbiamo fatto una breve sosta alle isole Uros, le isole galleggianti, che sono ancora abitate da indigeni che parlano quasi esclusivamente quechua o aymara. Le isole sono interamente costruite di canniccio, e con lo stesso materiale sono fatte le capanne e le barche degli indigeni. Adesso sono diventate poco piu che degli stand per turisti in cui si vendono i vari oggetti di artigianato.
Risalita sulla barca ho scoperto che il mio posto a sedere era stato preso da due americani. Uno aveva uno zaino grande che ha praticamente appoggiato alle mie ginocchia, visto che ero in piedi. La sua ragazza ad un certo punto gli ha detto che non avrebbe certo mantenuto il suo zaino per il resto del viaggio, ed io ne ho approfittato per dirgli che io neanche morivo dalla voglia. Al che lui mi guarda e con espressione arrogante mi fa capire che poco gliene importava.
Dopo circa due ore di viaggio in piedi i peruviani che erano a bordo si sono prodigati per fare un po di spazio e farmi sedere. Nel frattempo le solite scene di gente che per il maldimare (o maldilago) vomitava in sacchetti di plastica. Devo dire che non ho mai visto tante persone vomitare come mi é capitato viaggiando qui in Sudamerica.
Finalmente siamo arrivati ad Amantaní ed il capitano della barca ci ha detto di seguire una vecchia contadina, che ci avrebbe portato alla casa della famiglia che ci avrebbe ospitato per la notte. C´erano anche altri turisti, un grande gruppo di francesi ed altre persone di altre nazionalitá. Col fiato corto abbiamo seguito la vecchietta che correva come una lepre su per i campi e ad un certo punto un signore ci ha diviso in gruppi e indicato le diverse abitazioni..... E come succede in questi casi io e Michiel siamo capitati insieme alla coppia di americani con cui avevo avuto il battibecco sulla barca. Che hanno confermato la prima impressione che mi avevano dato: arroganti e stupidi. Mi guardo bene dal generalizzare. Solo che questi erano dei ragazzetti viziati con cui non avevo nulla da condividere perche hanno dato conferma (anche con altri atteggiamenti ai quali abbiamo assistito a seguito) dei pregiudizi che si possono avere sugli americani.
Il prezzo di 20 soles includeva la stanza per dormire piu il mangiare. Abbiamo aspettato per il pranzo seduti a leggere nell´aia circondata di gerani. Si sentivano solo le pecore ed i muli. La casa era poco piu che file di mattoni messi insieme e coperti di lamiera, non c´era acqua corrente e non c´era elettricitá. Il pranzo era zuppa di verdure (sotto un sole cocente) ed una scodella di riso uova e patate fritte. Mi sono consolata con un buon te fatto con delle erbe prese dal giardino, che odorava di citronella.
Poi siamo andati alla piazza del paese dove erano gia iniziati i festeggiamenti, con diverse bande che suonavano e gruppi di danzatori con diversi vestiti.Vecchietti avvinazzati che si prodigavano nei volteggiamenti e le donne come al solito a lavorare. Distribuendo bibite ai suonatori e ai ballerini. Alcuni vestiti da gorilla. La gran parte con i colori vivaci del Peru (le foto a seguire, adesso non posso scaricarle).
Verso sera siamo ritornati alla casa ed abbiamo cenato a lume di candela esattamente lo stesso piatto che avevamo avuto per pranzo ed abbiamo scoperto che avremmo dovuto dividere anche la stanza con gli americani. Il letto era poco piu di un materasso sul pavimento e delle coperte polverose. Mi sono addormentata sognando la doccia e le lenzuola fresche dell´hostal Don Juan.
Alle 3 di notte siamo stati svegliati dai tuoni di un temporale e dal rumore della grandine che batteva violentemente sul tetto di lamiera della casa. Il temporale é durato tutta la notte ed ancora pioveva al mattino quando il vecchio capitano della lancia é venuto a dirci che avremmo dovuto aspettare che la pioggia smettesse per ripartire. Mi sono sentita un po prigioniera dell´isola e della discrezione del capitano. Per colazione un pezzo di pane del giorno prima ed una tazza di té.
Per fortuna dopo un ora il vecchio é ritornato ed ha detto che non aveva senso aspettare perche la pioggia avrebbe potuto durare tutto il giorno. Quindi siamo ritornati alla barca sotto la pioggia e attraverso le stradine che adesso erano diventate fiumiciattoli di fango.In alcuni tratti la grandine della notte precedente era ancora ammassata e non si era sciolta. Siamo partiti e dopo un ora le nuvole sono sparite e sono salita in sovracoperta per riscaldarmi al sole ed ammirare il paesaggio.
Con la doccia calda del Don Juan abbiamo lavato via la polvere e la pioggia dell´isola Amantaní e poi siamo andati a comprare il biglietto del bus per Copacabana. Domani quindi lasceremo il Peru ed entreremo in territorio boliviano.

1 comment:

Anonymous said...

finalmente riesco a vedere il tuo blog e nell'occasione ho pensato di crearne uno per il nostro viaggio in Messico. a proposito dacci qualche consiglio.
Bart
www.bartvene.blogspot.com