Tuesday, 23 January 2007

Arrivo a Machu Picchu camminando sopra le nuvole


Si, i nostri eroi ci sono riusciti. Il Camino Inca é andato benissimo ovvero ce l´abbiamo fatta, sudando quattro camicie, una per ogni giorno di cammino.
Non ci crederete ma per me la parte piu difficile non é stata salire ai 4.200 mt di altitudine. Il casino é stato a scendere. Il percorso é tutto ricoperto di pietre che risalgono agli Inca, che hanno costruito 4 strade principali attraverso il Peru, e che portano ai 4 diversi punti cardinali. Si tratta soprattutto di scale, ovviamente molto irregolari, e di qui la difficolta´a scenderle. Immaginatevi a scendere scale giu per la montagna per 6 ore di fila!
Il Camino Inca consiste nel percorrere la strada che porta da Cusco a Machu Picchu. Il gruppo non era numeroso come mi ero aspettata. Eravamo 6 in tutto : due Canadesi di Montreal, padre e figlio, e una coppia di Olandesi. Ma il grosso era costituito dai 10 portatori, che portano a spalla tutto l´equipaggiamento, tende cibo ecc. piu il cuoco e la guida.
Devo dire che tutto é reso possibile dal duro lavoro dei portatori, che trasportano un peso di 25 o 30 chili su per la montagna, e che pur non avendo scarpe da trecking corrono come dei pazzi a quell´altitudine, incredibile a vedersi. Stando alle informazioni che siamo riusciti a scucire alla guida, un portatore guadagna 140 soles per 4 giorni di lavoro. ( Tenete presente che un turista paga un minimo di 300 dollari a testa per fare l´Inca Trail, ovviamente i prezzi variano a seconda dell´operatore). E la cosa incredibile é che fanno il loro lavoro con un sorriso, e con tanta premura verso gli ospiti. Se di notte pioveva, venivano a controllare che non ci fossero perdite d´acqua intorno alla tenda, e che le nostre scarpe fossero al riparo.Quando arrivavamo a destinazione, ad ogni tappa trovavamo le tende pronte ed il cibo in tavola. Pranzo, cena, pausa té delle cinque piu te o caffe caldo la mattina, che ci portavano fino in tenda per darci la sveglia (alle 5 o alle 4 del mattino).
Il giorno piu duro é stato il secondo, quando siamo passati dai 3000 del nostro primo accampamento ai 4200 metri della montagna di Runkucaray. Ci abbiamo messo circa 6 ore. Ma non vi dico la soddisfazione quando si arriva su in cima. Ad un certo punto si attraversano le nuvole e piu si sale piu le nuvole si diradano e poi da su si vede solo in parte la valle, perche da li si vedono quasi solo le nuvole. Abbiamo seguito il consiglio della guida di non fermarci, e soprattutto non sederci, ma continuare a camminare anche se lentamente. Una volta in cima abbiamo avuto giusto il tempo per una foto di gruppo, mangiare una barra di cioccolata e poi cominciare a scendere, perche li faceva piuttosto freddino...
Michiel trasportava anche il mio sacco a pelo e il mio materassino, quindi io ho dovuto portare giusto le cose essenziali.
La parte che mi é piaciuta dippiu é stata la prima metá del terzo giorno, perche il cammino non era tanto ripido e siamo passati da un paesaggio alpino, ma dovrei dire andino, ad un ambiente tropicale. C´erano tantissime farfalle, orchidee e cactus diversi, in alcuni punti la strada era poco piu di un insenatura nella roccia, veramente indimenticabile. Poi é cominciata la discesa, e li é cominciato il male alle ginocchia e ai piedi. Questo anche perche il terzo giorno si percorre la distanza piu lunga, circa 16 chilometri. Cmq siamo arrivati a destinazione e dopo una doccia calda e il pranzo abbiamo avuto tutto il resto del pomeriggio per riposarci.
La terza notte ha piovuto quasi tutto il tempo. Il rumore della pioggia sulla tenda, insieme a quello metallico del verso dei rospi, concilia il sonno ma poi all´improvviso qualcosa di inquietante é arrivato a turbare i nostri sonni pesanti. Nel mezzo della notte il vecchio canadese ha avuto un incubo ed ha iniziato a gridare. E´stato un grido disumano che ha squarciato il silenzio della notte ed il riposo di noi tutti. Da li in avanti, erano circa le due, é stato difficile riprendere sonno. E cmq l´ultimo giorno la sveglia era alle quattro.
Ci siamo alzati e fatto colazione al buio, poi ci siamo incamminati verso il cancello che si apre sull´ultimo tratto del Camino, quello che porta a Machu Picchu. Eravamo quasi i primi nella lunga fila di gruppi che aspettavano l´apertura del cancello. Poi verso le 5 e mezza é arrivata l´alba e come un direttore di orchestra ha dato l´avvio ai grilli che hanno cominciato tutti insieme a salutare il nuovo giorno. Abbiamo salito sulla montagna per circa un ora per raggiungere l´Inti Punku, ovvero la Porta del Sole. Ci siamo affrettati perche volevamo vedere i primi raggi del sole passare attraverso la Porta ed illuminare Machu Picchu dall´alto. Ma il tempo non ha giocato a nostro favore e tutto quello che abbiamo pouto vedere erano nuvole fitte a circondare l´ombra di due montagne. A quel punto poi abbiamo cominciato a scendere verso la destinazione finale. Abbiamo incontrato due lama per strada, ed io ne ho approfittato per affondare la mano in quella nuvola fitta di lana. Michiel era pronto con la macchina fotografica ed in fondo in fondo si sarebbe divertito se il lama si fosse voltato e mi avesse sputato addosso, ma nulla di tutto questo é successo, e dopo la foto abbiamo continuato il nostro cammino. Il paesaggio era coperto da una fitta foschia, la strada era fangosa e la vegetazione intorno molto insolita. Tanto che ad un certo punto mi é venuto di chiedere a Michiel-Frodo, se avesse ancora l´anello...
Ad un tratto la guida, che si chiama Angel,ci ha chiamato per darci i biglietti di ingresso a Machu Picchu e cosi mi sono accorta che eravamo arrivati. Difficile a dirsi visto che le nuvole coprivano tutto e si riusciva a malapena ad indovinare la sagoma della montagna dietro le nuvole.In realtá Machu Picchu non é il nome della cittá Inca ma il nome della montagna che gli sta difronte, che per gli Inca era considerata sacra.Il tour con la guida é stato una lunga doccia, visto che a quel punto la pioggia ha cominciato ad essere piu insistente. Anche se in un certo senso dobbiamo ritenerci fortunati visto che ha cominciato a piovere l´ultimo giorno e non durante tutto il cammino. Peccato peró per le foto, che sono poche visto che ad un certo punto l´aria era cosi satura di umiditá che ho pensato fosse meglio tenere la macchina in una busta di plastica per non rovinarla.Erano appena le 9 e mezza del mattino ed il nostro tour era gia finito. Nel frattempo il sito si stava affollando di turisti che arrivavano in treno o in pullman. Ci é capitato di guardarli con una certa snobberia. C´era una sensazione di solidarietá con gli altri gruppi che come noi avevano fatto il cammino. Era inevitabile cadere nella tentazione di pensare che per le persone che arrivavano in treno (turistico, dove i cittadini Peruviani non possono salire) e facevano il giro delle rovine riuscivano a percepire solo in minima parte tutto quello che per noi era stata una sudata conquista dopo quattro giorni a ritroso nel tempo lungo la strada degli Inca.Per la stragrande maggioranza dei turisti Machu Picchu é una gita di un giorno, passata a scattare foto della misteriosa cittá Inca.Per noi invece non aveva piu importanza scattare foto, quasi impossibile per via della pioggia, e un pó tutti noi del gruppo ad un certo punto abbiamo capito che il nostro ricordo di Machu Picchu sarebbe stato nel percorso che lo aveva preceduto e non nell´immagine-feticcio che tante volte abbiamo visto sulle cartoline. Insomma nel viaggio e non nell´arrivo a destinazione.

2 comments:

Anonymous said...

Fantastico Concetta mi piace propio la vostra avventura

Spero di rivedervi presto

Un bacio Silvia from Scotland

Samuel V. Russo said...

sei proprio una poetessa...