Wednesday 28 February 2007

Ultimo giorno a Sucre







Oggi pomeriggio ho la mia ultima lezione privata di spagnolo. Concludo cosi la settimana di corso alla Accademia Latinoamericana de Español. E domani mattina andremo a Uyuni. Abbiamo deciso di non fermarci a Potosi perche il permesso di soggiorno turistico ci scade il 5 Marzo e se andiamo direttamente ad Uyuni non avremo bisogno di rinnovarlo. A dire il vero ieri ci abbiamo provato a rinnovarlo, all´ufficio immigrazione di Sucre. Ma dopo aver passato la mattinata a cercare l´ufficio che, a quanto pare ha cambiato sede di recente, ci hanno detto che dovremmo aspettare inizio Marzo per richiedere l´estensione.
Insomma tagliamo corto e andremo direttamente a visitare il Salar di Uyuni e la Laguna Verte, che si trovano all´estremo sud della Bolivia, sul confine con il Cile. Da li passeremo direttamente al Deserto di Atacama e raggiungeremo la piccola cittadina di San Pedro di Atacama (Cile).

L´ultima settimana l´abbiamo passata senza fare assolutamente nulla di "turistico". Io sono andata alle mie lezioni e Michiel ha ammazzato il tempo guardando la TV.
In compenso chiacchierando con la mia insegnante di spagnolo ho imparato tante cose della storia di Sucre e della cultura Boliviana in generale.
Mi ha parlato ad esempio del significato di certe strane grigliate che abbiamo visto sulle porte delle case il giorno di Carnevale. Sulla cenere mettono un pezzetto di carne, del liquore al cocco fatto in casa, che si beve nei giorni di Carnevale, e varie altre cose. Il rito serve a richiedere la benedizione della casa da parte della Pachamama. La Pachamama (madreterra) con l´arrivo degli spagnoli é stata identificata con la Vergine della Candelaria. Cosi come Intirami (il dio Sole) é stato identificato a Gesu. La Bolivia ha ovviamente molto in comune con il Peru dal punto di vista culturale e storico.

Wednesday 21 February 2007

One or two things about travelling South

To those who are back home and being very jealous for we are here in sunny South America while they’re scratching the ice from the car windscreen I have one or two things to say. Travelling through South America is not always as easy as one could imagine. The first thing you learn to hate is the music they play on busses. Maybe the music itself is not that bad but when you’re forced to listen to it (out loud!) on a 10 hours night bus ride then even your favourite band would start to drop dramatically from your list of preferences. The texts of the songs are always the same. The plot: 1) a man and a woman are happily in love together; everything is beautiful so I don’t understand why bother writing the song in the first place; 2) a man is left by his woman so he starts to pray the virgin (meaning the mother of Jesus) to intervene so that the woman might come back. I’ve tried with ear plugs but they simply don’t work. Because it doesn’t matter in what part of the bus I sit there is always a speaker right above my head. Needless to say that this is not the case when they’re showing a movie am interested in and would actually like to listen to the dialogs.
Be it a bus or a boat there’s always some kid that is travel sick, and he or she is always sitting right in front or at the back of my seat. In my whole life I’ve never seen so many people vomiting as in the last few months. And is not that I blame them because these roads are pretty damn scary sometimes. I remember on the unpaved road from Huancayo to Ayacucho, on the Peruvian Andes all of a sudden I made peace with God and started to pray because I was sure we were not going to make it!
After a long bus ride when I can’t feel my legs anymore I get there and we check in into a hostel and the guy at the reception always assures us that the water is "caliente" but I get in the shower and my skin says that is damn "fria".
One imagines that we’d be waking up at 11 in the morning and taking it easy all the time. Going to a bar and sip a piña colada. But I can assure you that the bus timetables are always set up so that we have to wake up in the middle of the night. We walk to the station still half asleep and a terrible smell wakes us up. It comes from the breakfast places around most of the bus terminals. The scary things one sees boiling in a huge pan are what locals call "Caldo de cabeza". Yes! Hot soup made with chicken heads at 6 in the morning. That’s the local delicatessen for breakfast. But if one puts up with all this the reward is always some more beautiful peace of land.
Peru was amazing. Once we got used to the altitude we had the best hikes of our life. The Inca trail and also the Colca Canyon were spectacular. Although while walking up a steep canyon for 1200 metres, after 3 hours I was not exactly thinking of the beauty that surrounded me...
Here in Bolivia we’ve been to the jungle in the east of the country, close to the Amazon basin, in a place called Rurrenabaque. I loved it. It was like being in Macondo. The jungle, the river, the parrots and of course kilos of mosquitoes thirsty for my blood. From there we did a 4 days tour of the Pampas. We had alligators hanging around the camp where we were staying. Staring at us all the time. Even at night one would see their red eyes in the darkness of the river. Our guide fed them bred and they were actually quite friendly. We even got to "cuddle" them, as you can see from the pics. We fed bananas to the squirrel monkeys and went looking for the anaconda, walking in the mud high up to our knees. (I could have done without the latter). We swam with the pink dolphins in the dark waters of the river (freaky). There was an amazing variety of birds. The noisiest ones being the birds of paradise. From there we went to Cochabamba and on to Sucre, where we are now. We’ve spent the last few days mostly locked in our hotel room because here the local tradition for Carnival is throwing water at people. In a balloon if not with buckets from the balconies. So we had a partial shower every time we were going out to actually get something to eat. The plan is to make a stop in Potosi and then move on to the Salar de Uyuny, one of the marvels of Bolivia. From there we will cross the border with Chile and go to the Atacama Desert.

Monday 19 February 2007

Carnevale in Bolivia

Dopo aver provato inutilmente a trovare un posto a Oruro, dove si celebra il Carnevale piu importante della Bolivia siamo stati a Cochabamba per un paio di giorni.L´unico modo di andare ad Oruro sarebbe stato con un agenzia di viaggio ma ci sarebbe costato troppo.In questi giorni ci stanno infrascando di acqua visto che qui la tradizione é di farsi i gavettoni. Adulti e bambini si scatenano in battaglie d´acqua e anche noi ignari viaggiatori ce le buschiamo. Rispettabili signori tirano fuori bazooka ad acqua dal finestino della macchina e ti spruzzano senza pietá.Il Carnevale di Oruro lo abbiamo visto in televisione, comodamente seduti in un caffé di Cochabamba.Di Cochabamba ricorderó soprattutto il piatto di tagliatelle buonissime che ho mangiato al ristorante italiano "La Cantonata"; che stando alla guida Footprints é uno dei migliori ristoranti della Bolivia. Con la modica somma di 10 pounds a testa abbiamo mangiato a sbafo tanto che Michiel non é riuscito neanche a finire il suo piatto di tortellini. Alla fine ha detto che erano buoni quasi come quelli che cucino io!Questa volta abbiamo preso un pullman notturno (10 ore) per spostarci a Sucre. Incredibile ma vero Sucre é la capitale ufficiale della Bolivia, anche se si tratta di una cittadina delle dimensioni di San Severino. La capitale de facto é ovviamente La Paz.Siamo alloggiati nel Grand Hotel ( per 5 pounds a testa) con un patio bellissimo, una stanza enorme che per la carta da parati mi ricorda certi B&B inglesi e la TV con satellite, ed internet gratis. Ancora bombe d´acqua che arrivano da tutte le parti, infatti ce ne stiamo perlopiú rintanati nell´hotel aspettando impazienti che la pazzia del carnevale finisca. Ieri siamo stati al Joy Ride Cafè, il cui proprietario é olandese e per il disappunto di Michiel abbiamo provato le Croquetten, che non sono per niente come quelle che si mangiano in Olanda. Per una volta Michiel ha capito cosa vuol dire da italiani mangiare in una pizzeria o un ristorante italiano all´estero.Non so per quanti giorni rimarremo a Sucre perché mi sto informando su diverse opzioni che ci sono qui per fare un corso di Spagnolo. Vorrei fare un corso intensivo di una settimana.

P.S. Per mamma e papá: per i prossimi due o tre giorni mi potete telefonare al Grand Hotel.
Tel. 00591 046452461. Abitacion 16 dieciseis.

Wednesday 14 February 2007

Rurrenabaque e la fuga di Casimiro




A Rurrenabaque ci si arriva con 20 ore di pullman su una strada pericolosa da La Paz oppure con un ora di aereo. Noi questa volta abbiamo scelto l´opzione piu conveniente anche se piu costosa. Abbiamo volato in un aereo dell´aviazione militare boliviana, la TAM. Era un modello Fokker con circa 40 posti a sedere. Abbiamo sorvolato la giungla e siamo atterrati sull´erba. La cabina non era pressurizzata ed il caldo della giungla ci ha assaliti prima ancora di scendere.
Un cartello coloratissimo con macachi annunciava il benvenuto alla cittá, che somiglia molto all´immagine fantastica di Macondo. Il fiume, le poche strade parallele al fiume e la giungla tutt´intorno. Le porte delle case socchiuse, dalle quali si intravedono le sedie a dondolo o le amache. Di notte i rospi che passeggiano per strada e ci si addormenta aggrappati al ventilatore tra i fischi e le pernacchie della giungla.
Da Rurrenabaque abbiamo fatto l´escursione nella Pampa. Altre 4 ore con un furgone lungo una strada fangosa e poi un ora e mezza di canoa (a motore) nel parco nazionale di Madidi. La guida, sosia gemello di Tommy Lee Jones, ha insistito che lo chiamassimo El Negro, anche se il suo nome é Alejandro.Con noi altre tre coppie: due argentini, due tedeschi e due canadesi.
Arrivati in accampamento Negro ci ha presentato i due ospiti abituali di casa, due alligatori, Casimiro e Pedro, che se ne stavano in acqua e si vedevano solo gli occhi sporgere sul profilo dell´acqua. Ogni tanto salivano a riva e Negro gli dava qualcosa da mangiare. Arrancavano tutto in un solo boccone, ed un rumore tremendo quando chiudevano la bocca. Pedro era ceco e un poco anche sdentato, El Negro ci ha spiegato che erano le ferite dovute alle molte lotte che ha combattuto con altri alligatori.Dal campo siamo andati in canoa ad esplorare la fauna lungo il fiume. Abbiamo portato con noi banane da dare alle scimmie scoiattolo, che dopo un po di titubanza sono scese con salti acrobatici dalla cima delle mangrovie e hanno preso le banane dalle nostre mani. La prima sera, al buio siamo andati in barca in cerca di alligatori e caimani, di cui si possono vedere gli occhi rossi nella notte. Il Negro ha trovato solo un baby alligatore, lo ha preso e lo abbiamo accarezzato, perche a quanto pare gli piace, visto che il nostro corpo emette calore. Si é rilassato e faceva proprio tenerezza con i suoi occhietti azzurri, se non fosse per i dentacci affilati...
Il giorno seguente abbiamo nuotato nell´acqua scura del fiume insieme ai delfini rosa, che si potevano vedere solo quando venivano a galla a spruzzare acqua e prendere una boccata di ossigeno.La cosa piu indimenticabile sono i rumori della pampa, i fischi del condor della pampa, gli stridii dei pappagalli e soprattutto il verso degli Howler monkeys (non so in italiano come si chiamano) che tutti insieme salutano l´alba o il tramonto oppure il brutto tempo che arriva. Sembra il rumore di un treno che sta per partire dalla stazione.Il verso degli uccelli del paradiso invece sembra un mestolo sbattuto sul fondo di una padella.Abbiamo visto un caimano che si mangiava un capibara, e soprattutto abbiamo mangiato moscerini e zanzare in quantitá industriale. Specialmente quando siamo andati in cerca dell´anaconda, con i fango che ci arrivava fino alle ginocchia. Con il risultato che non abbiamo trovato nessuna anaconda, perche é la stagione delle piogge ed é piu improbabile trovarne. In compenso le zanzare hanno trovato noi.Nell´accampamento avevamo la zanzariera sul letto per fortuna. Anche se questo non ha impedito ad uno scarafaggio di proporzioni sudamericane di infilarsi nel mio letto. Per fortuna l´ho visto prima di coricarmi e Anselm, con efficienza tedesca lo ha portato via.In seguito ho passato mezz´ora ad ispezionare con la pila il letto prima di riuscire ad addormentarmi.Il tour della Pampa é durato 3 giorni e il mattino prima di ritornare Casimiro é salito a riva ad agguantare in un solo boccone i pezzi di pane che gli lanciavamo, e siamo anche riusciti ad accarezzarlo sul muso. Lui chiudeva gli occhi come un gatto a cui si fanno le fusa. Gli occhi dell´alligatore sono come i fari di una lamborghini,con la corazza estraibile.
Noi ce ne stavamo li ad osservare Casimiro. Devo precisare che il campo era costruito su una piattaforma di legno rialzata, sulla quale gli alligatori non possono salire. Michiel era sceso dalla piattaforma per osservare Casimiro da lontano quando all´improvviso ci siamo accorti che Pedro, ingelosito dalle nostre attenzioni per Casimiro, é emerso dall´acqua per difendere il suo territorio.
La scena: due alligatori che si correvano dietro e Casimiro é scappato nella direzione di Michiel, che dall´altra parte della barca non si era accorto del suo arrivo. Abbiamo cominciato ad urlare e Michiel é riuscito a saltare sulla piattaforma giusto in tempo. Il cuore mi batteva all´impazzata mentre Michiel rideva.
Ieri, di ritorno a Rurenabaque me la sono spassata a leggere e sonnecchiare sull´amaca nel patio del Residencial Oriental, circondata dagli ibiscus e dalle palme. Ogni tanto il pisolino era interrotto dagli schiamazzi dei macachi. A Michiel invece é venuta una botta di nostalgia e se ne é rimasto sul letto in camera, sbrancicato sotto il ventilatore. Gli mancava la nostra casa di Maidenhead, e avrebbe voluto guardare un film seduto sul nostro divano.
Oggi pomeriggio se la pioggia lo consente abbiamo il volo di ritorno a La Paz.

P.S. Qui in Bolivia sembra impossibile scaricare le foto. Lo faccio appena potró.

Buon San Valentino a tutti!

Wednesday 7 February 2007

Copacabana ed il mestiere di viaggiare


Eh si, é proprio vero che viaggiare é un mestiere e che bisogna apprenderlo. Non é mica tutto rose e fiori. Quando dici il nome Copacabana ti si addolcisce la bocca e ti vengono alla mente le mangrovie ed i macachi e le signorine sudamericane con il sedere a forma di tamarindo.Ma non sempre la realtá soddisfa la tua fantasia. Ed allora ti ritrovi a camminare sulla spiaggia di Copacabana (sul lago sagrado Titicaca) e quello che vedi intorno é solo sporcizia e pannolini buttati sulla spiaggia e puzzo di fogna a cielo aperto.Ed allora aveva ragione Emilio Salgari a scrivere libri e libri sulle tigri della Malesia senza lasciare mai il salotto di casa sua.Altro viaggio in chicken bus da Puno a Copacabana, abbiamo passato la frontiera e li a Michiel hanno fregato circa altri 50 dollari con la scusa che sul passaporto (nuovo di zecca, di cui ai capitoli precedenti) non c´era il timbro di entrata. All´inizio il funzionario ci ha detto che l´unica via era ritornare a Lima. Al che io mi sono incazzata in spagnolo e lui ci ha proposto la soluzione ruffiana dei due timbri di entrata e uscita a 28 dollari l´uno. Ho bisogno di specificare che non ci ha dato ricevuta fiscale?Beh tutto bene quel che continua bene, adesso non dovremmo piu avere problemi per il passaporto.
A Copacabana siamo stati in un hotel con vista spettacolare sul lago per 80 bolivianos ( Un dollaro é circa 8 bolivianos). Insomma qui in Bolivia ci possiamo scialare. Oggi ho fatto una scorpacciata di insalata di frutta e Michiel si é sbafato un panino che dalle dimensioni poteva essere un bambino, il tutto alla modica somma di circa 2 o 3 sterline.
Altri inconvenienti che non ti capitano "nel primo mondo": siamo dovuti rimanere una notte in piu a Copacabana perche non c´erano sportelli automatici per ritirare soldi e quindi abbiamo dovuto aspettare che la banca aprisse (il Martedi pomeriggio) e si fregasse oltretutto un 5% di commissione e fare una fila di un ora.Da li abbiamo preso una barca per andare a visitare la Isla del Sol, il luogo mitico dal quale nasce la civilta´Inca. Anche qui abbiamo sentito ancora un altra versione della storia perche la nostra guida era un Aymara (e non Quechua ovvero discendente degli Inca) e quindi ci ha parlato della civilta Tiahuanaco che esisteva secoli prima dell´arrivo degli Inca. E ci ha portato a visitare un luogo che lui ha classificato come uno dei tre luoghi "energetici" del continente americano. Considerando Chichen Itza (Messico) e Sacsayhuaman (Peru) come gli altri due punti.Ci ha descritto il sistema astronomico sul quale si fonda tuttora per gli Aymara la celebrazione del 21 Giugno (equinozio del sole) e ci ha descritto il rito di sacrificio del lama, al quale viene estratto il cuore mentre ancora vivo. Rito che avviene tuttora.
A seguire io e Michiel abbiamo camminato dal nord al sud dell´isola, una camminata di circa tre ore ed abbiamo preso la lancia da un porto diverso. Al ritorno sulla lancia c´erano argentini a bizzeffe, a bere il loro mate (un te fatto con erbe naturali, che si beve da un vaso tipico che ha una cannuccia di metallo) e canticchiare canzoni argentine.
Ho deciso: devo iniziare pure io a sbafarmi bistecche da mezzo chilo e bere mate dal mattino alla sera. Non mi spiego come fanno le ragazze argentine ad essere cosi magre e cosi belle!
Abbiamo passato un altro giorno a sonnecchiare tra un caffe ed un altro e a guardare il panorama dalla nostra stanza d´albergo e stamattina siamo scappati. Altra svegliataccia alle 6 per prendere un altro pullman maleodorante per La Paz.Oggi siamo stati in diverse agenzie per confrontare i prezzi dei tour alla Pampas, nell´est del Paese, dove si possono vedere anacondas, scimmie, delfini rosa ecc. Non so se riusciro a fare foto perche li il clima é molto umido e quindi la macchina fotografica potrebbe danneggiarsi. Vedremo. Intanto ci dovremo spalmare di flit e anche indossare la retina antizanzare per la testa, che ci ha regalato la mamma di Michiel.
Se non ci mangia un anaconda vi racconteró della nuova avventura appena di ritorno.

P.S. Per mamma e papá: non state in pensiero se non vi chiamo per una settimana perche non so quando torniamo dall´escursione e dubito che ci siano telefoni nella giungla.

P.S. Per Bartolomeo: per i miei consigli sul Messico leggi i miei posts iniziali, se hai domande specifiche mandami un email.

Saturday 3 February 2007

Puno e il lago Titicaka




Puno é un altro fallimento urbano degli anni recenti. In un ristorante ho visto una foto dell´inizio del 900 in cui le venditrici ambulanti erano vestite esattamente come adesso, peró la cittá aveva ancora le poche case costruite a ridosso delle colline che si affacciano sul lago, e sembrava piu solare e piu pulita. Magari per il bianco e nero.
Abbiamo camminato per una strada che porta alla collina dov´é la statua di Manco Capac, che punta l´indice al lago ( il luogo legendario da cui nasce la civiltá Inca). Ci é venuto il fiatone, anche a camminare lentamente perche qui siamo ancora piu in alto (3850 mt). Da lassu si vedevano le file caotiche di case in mattone scuro e i tetti in lamiera, ed il lago che nella baia é ricoperto di mucillagine verde.
Abbiamo indugiato nella stanza dell´hostal Don Juan che ha una doccia caldissima (cosa che ci é capitata raramente nelle ultime settimane) e le lenzuola fresche erano piú accoglienti delle strade di Puno.
Il secondo giorno abbiamo deciso di visitare una delle isole del lago ed al porto un vecchio capitano di lancia mi ha detto che il 2 febbraio sull´isola di Amantaní ci sarebbe stata la festa della Candelaria (devo chiedere a mamma se si tratta della nostra Candelore). La sera prima di inbarcarci anche qui a Puno c´erano i festeggiamenti della Candelaria.
Hanno acceso dei faló nella piazza e per le strade si sono riversate bande di musicisti e persone vestite in costumi tradizionali a ballare, sembrava un po come le nostre sfilate di Carnevale, solo che qui la musica mi ha fatto pensare al carnevale di New Orleans. Era diversa dalla musica folcloristica del Peru che avevo sentito fino ad ora. A quanto pare Puno é il luogo di musiche e di diversi tipi di danze tipiche del Peru.
Il mattino é arrivato troppo presto, la sveglia alle 6 perché dovevamo stare al porto alle 7. Siamo saliti sulla lancia che presto si é riempita, fin troppo, di locali con carico di bambini moccoluti e sacchi di patate e verdure. L´odore ricordava tanto quello dei pullman. Insomma siamo passati dal chicken bus alla chicken boat. Il viaggio é stato interminabile, probabilmente perché non ci aspettavamo che ci sarebbero volute circa 4 ore. Abbiamo fatto una breve sosta alle isole Uros, le isole galleggianti, che sono ancora abitate da indigeni che parlano quasi esclusivamente quechua o aymara. Le isole sono interamente costruite di canniccio, e con lo stesso materiale sono fatte le capanne e le barche degli indigeni. Adesso sono diventate poco piu che degli stand per turisti in cui si vendono i vari oggetti di artigianato.
Risalita sulla barca ho scoperto che il mio posto a sedere era stato preso da due americani. Uno aveva uno zaino grande che ha praticamente appoggiato alle mie ginocchia, visto che ero in piedi. La sua ragazza ad un certo punto gli ha detto che non avrebbe certo mantenuto il suo zaino per il resto del viaggio, ed io ne ho approfittato per dirgli che io neanche morivo dalla voglia. Al che lui mi guarda e con espressione arrogante mi fa capire che poco gliene importava.
Dopo circa due ore di viaggio in piedi i peruviani che erano a bordo si sono prodigati per fare un po di spazio e farmi sedere. Nel frattempo le solite scene di gente che per il maldimare (o maldilago) vomitava in sacchetti di plastica. Devo dire che non ho mai visto tante persone vomitare come mi é capitato viaggiando qui in Sudamerica.
Finalmente siamo arrivati ad Amantaní ed il capitano della barca ci ha detto di seguire una vecchia contadina, che ci avrebbe portato alla casa della famiglia che ci avrebbe ospitato per la notte. C´erano anche altri turisti, un grande gruppo di francesi ed altre persone di altre nazionalitá. Col fiato corto abbiamo seguito la vecchietta che correva come una lepre su per i campi e ad un certo punto un signore ci ha diviso in gruppi e indicato le diverse abitazioni..... E come succede in questi casi io e Michiel siamo capitati insieme alla coppia di americani con cui avevo avuto il battibecco sulla barca. Che hanno confermato la prima impressione che mi avevano dato: arroganti e stupidi. Mi guardo bene dal generalizzare. Solo che questi erano dei ragazzetti viziati con cui non avevo nulla da condividere perche hanno dato conferma (anche con altri atteggiamenti ai quali abbiamo assistito a seguito) dei pregiudizi che si possono avere sugli americani.
Il prezzo di 20 soles includeva la stanza per dormire piu il mangiare. Abbiamo aspettato per il pranzo seduti a leggere nell´aia circondata di gerani. Si sentivano solo le pecore ed i muli. La casa era poco piu che file di mattoni messi insieme e coperti di lamiera, non c´era acqua corrente e non c´era elettricitá. Il pranzo era zuppa di verdure (sotto un sole cocente) ed una scodella di riso uova e patate fritte. Mi sono consolata con un buon te fatto con delle erbe prese dal giardino, che odorava di citronella.
Poi siamo andati alla piazza del paese dove erano gia iniziati i festeggiamenti, con diverse bande che suonavano e gruppi di danzatori con diversi vestiti.Vecchietti avvinazzati che si prodigavano nei volteggiamenti e le donne come al solito a lavorare. Distribuendo bibite ai suonatori e ai ballerini. Alcuni vestiti da gorilla. La gran parte con i colori vivaci del Peru (le foto a seguire, adesso non posso scaricarle).
Verso sera siamo ritornati alla casa ed abbiamo cenato a lume di candela esattamente lo stesso piatto che avevamo avuto per pranzo ed abbiamo scoperto che avremmo dovuto dividere anche la stanza con gli americani. Il letto era poco piu di un materasso sul pavimento e delle coperte polverose. Mi sono addormentata sognando la doccia e le lenzuola fresche dell´hostal Don Juan.
Alle 3 di notte siamo stati svegliati dai tuoni di un temporale e dal rumore della grandine che batteva violentemente sul tetto di lamiera della casa. Il temporale é durato tutta la notte ed ancora pioveva al mattino quando il vecchio capitano della lancia é venuto a dirci che avremmo dovuto aspettare che la pioggia smettesse per ripartire. Mi sono sentita un po prigioniera dell´isola e della discrezione del capitano. Per colazione un pezzo di pane del giorno prima ed una tazza di té.
Per fortuna dopo un ora il vecchio é ritornato ed ha detto che non aveva senso aspettare perche la pioggia avrebbe potuto durare tutto il giorno. Quindi siamo ritornati alla barca sotto la pioggia e attraverso le stradine che adesso erano diventate fiumiciattoli di fango.In alcuni tratti la grandine della notte precedente era ancora ammassata e non si era sciolta. Siamo partiti e dopo un ora le nuvole sono sparite e sono salita in sovracoperta per riscaldarmi al sole ed ammirare il paesaggio.
Con la doccia calda del Don Juan abbiamo lavato via la polvere e la pioggia dell´isola Amantaní e poi siamo andati a comprare il biglietto del bus per Copacabana. Domani quindi lasceremo il Peru ed entreremo in territorio boliviano.